Perché ora è Berlino che scommette sulla fine dell’euro
La sentenza della Corte Costituzionale tedesca è lecita, così come era prevedibile e necessaria: la Bce deve chiarire come mai sta agendo oltre il suo mandato e perché dal 2015 acquista titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. A Karlsruhe – dove si raduna la Corte – è stato un redde rationem: se il compito della banca centrale fosse limitato a gestire la valuta comune e mantenere bassa l’inflazione, perché mai dovrebbe occuparsi di politica?
Karlsruhe non è un apocalisse: a livello legale è emersa la verità evidente che il costrutto dell’euro, così come pensato, non può funzionare. Senza una vera rappresentatività politica europea non esiste un organo in grado di prendere decisioni responsabili per il massimo bene comune. Senza armonizzazione fiscale e senza trasferimenti stabili di risorse verso le aree più povere, un’area monetaria comune non sta in piedi.
Non mi stancherò mai di ripetere che un’area valutaria priva di questi due elementi – rappresentanza politica e trasferimenti fiscali – non può funzionare. È una delle basi dell’economia monetaria. L’idea che la Bce acquisti i titoli di Stato è un’anomalia necessaria per ovviare a questo difetto dell’euro. I fondi di sviluppo europeo sono poca cosa e mal gestita, rispetto alle vere politiche industriali, infrastrutturali e occupazionali che andrebbero varate.
Perché si tratterà pure di una sentenza giudiziaria e non politica – e grazie a Dio siamo ancora in separazione di poteri – ma l’influenza sull’elettorato tedesco sarà pregnante. L’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce al più si paga con l’inflazione, che è una tassa nascosta. Il meccanismo che dall’acquisto di titoli porta all’aumento dei prezzi è materia troppo complessa per i palati rozzi degli elettori xenofobi, per cui tutto sommato si tollera: la Bild non riesce a farci un bel titolo. I tedeschi pagano senza sapere, e senza votare la Cancelliera via da Berlino.
Se invece si passasse ai trasferimenti fiscali, magari con un piano strutturato e integrato d’investimenti, i soldi sarebbero spesi meglio, ma gli elettori delle nuove destre non lo perdonerebbero al governo.
Perché in assenza di iniezioni di soldi Bce il disegno euro sarebbe veramente in difficoltà, tanto che l’unica possibilità sarebbe quella di passare a un piano strutturato di coordinamento fiscale. Ma non sarà possibile: i tedeschi non lo accetterebbero mai.
Stiamo parlando di un continente che, pure a fronte di una tragedia sanitaria come il coronavirus, più che esprimersi in solidarietà lo ha fatto in opportunismo. È un continente formalmente integrato, ma nel quale una partita iva di Berlino ha preso 15.000 euro di aiuto a fondo perduto immediati, mentre in Italia sono state elargite poche centinaia di euro con una burocrazia-monstre. È un sistema nel quale le differenze sociali ed economiche aumentano di anno in anno, anziché convergere – come nei piani iniziali dell’Europa e dell’euro.
È una cosiddetta Unione che già dal nome appare ridicola rispetto ad altre unioni come quelle americana o britannica. Immaginiamo una situazione in cui New York sia in preda alla devastazione da Covid-19 e il governo federale presti aiuti finanziari, addebitando poi i crediti al conto di New York stessa. Poi magari gli altri Stati che hanno prestato i soldi – poniamo la California o la Florida – propongono un fondo di aiuto condizionato a rigide regole di rientro. Sarebbe assurdo – ma in Europa è la normalità indiscussa.
Da qui, non possiamo dire che tutti i tedeschi siano anti-europei: esistono delle élite o dei verdi che riconoscono i vantaggi della Germania nel sistema euro, e che hanno percepito che la storia non potrà andare avanti a lungo. Ma la pancia del popolo non vuole neanche sentir parlare di dar soldi agli italiani. Che morissero di coronavirus e disoccupazione: chi ha speso troppo deve pagare. I vantaggi dell’euro? Fandonie, bugie, scuse.
L’euro circola in Italia praticamente come il dollaro offshore in Libano negli anni 80: è una valuta stabile, ma che non controlliamo e ci serve per gli scambi. Non andrà avanti a lungo. Forse è ora di cambiare, al di là delle decisioni costituzionali tedesche.
Credit: www.milanofinanza.it